lunedì 23 novembre 2020

CHE COSA SIGNIFICA "CREDERE" ?

 4. Che cosa significa “Credere”? Cosa
intendono dire gli uomini qundo dicono
“Io Credo!”, e cosa vuole esprimere una
moltitudine quando si esprime
dicendo:”Noi Crediamo!”?. Queste
domande sembrano semplici e banali, ma
in realtà nascondono un mistero: perchè
dovremmo credere? Non dovremmo
accontentarci di quello che conosciamo, di
ciò che l'evidenza ci mostra?
 

5. Se alcuni sentono il bisogno di
Credere, cioè di accettare ciò che non è
evidente, significa che ciò che è evidente
non basta. Non basta solo ad alcuni, o non
basta a tutti? E' difficile rispondere, ma è
certo che ogni uomo, nel suo profondo, è
tormentato e messo alla prova da
qualcosa che gli si agita in cuore, da un
misterioso anelito verso una Verità ed una
Conoscenza che l'evidenza non mostra,
che si rifiuta di mostrare. Questo è un
dato storico, presente fin dalle origini
dell'Umanità, e testimoniato da
innumerevoli credenze e religioni, sorte e
sparite,credute totalmente o in parte, che
hanno lasciato segni e tracce innegabili
nel mondo.
 

6. Perciò qui prenderemo in seria
considerazione anzitutto questa costante e
ardente ricerca dell'uomo, questa sua
domanda in attesa sempre di una risposta
non umana, ma data da quel Potere
Supremo, da quel Quid Indefinito,da
quella Legge Universale,da quell' Essere
personale o impersonale. E poi vedremo
se questa risposta c'è stata,e se è stata
chiara, esauriente, credibile.
 

7. Ti confesso che questo è stato il
problema della mia vita. Da giovane,a
scuola, ho studiato la Storia della
filosofia, e sono rimasto confuso e
scettico: era innegabile lo sforzo e
l'impegno di menti geniali, ma i risultati
erano deboli, ambigui, sottilmente
irrazionali, e sopratutto contraddittori.
Ero entrato nella scuola con una debole
ma sincera e gioiosa fede da bambino, e
ne sono uscito con uno scetticismo e
un'indifferenza da adulto: in un Essere
Supremo credevo, nel mio profondo, ma
non lo potevo qualificare, non ne
conoscevo il volto e i sentimenti.
 

8. Il desiderio di Dio, di un Dio
d'Amore, era profondamente scolpito nel
mio cuore e nella mia mente, della quale il
cuore costituisce il meandro profondo e
insondabile. Pensavo che, se un Essere
Supremo esiste, come deve esistere, Egli
doveva necessariamente essere il
Principio, il Creatore,l'Origine di tutto, e
anche di me stesso, e pensavo anche, che,
in qualche modo, io a Lui dovevo tornare,
che Lui doveva essere il fine ultimo della
mia vita. Guardavo il cielo e le nuvole, e
cercando di andare oltre, e mi perdevo
nell'immenso.
 

9. Altri, e anche i miei amici, non
pensavano così, ma i loro pensieri
cosidetti atei non potevano convincermi,
perchè non avevano argomentazioni
valide, e, il più delle volte, erano senza
argomentazioni,motivati soltanto da una
voglia di non pensare, di vivere tranquilli
in un presente materiale, sempre alla
ricerca di piccoli piaceri, leciti o dannosi,
che come gocce d'acqua cadevano sulle
loro lingue aride: non desideravano altro,
almeno così sembrava, e si tuffavano negli
effimeri avvenimenti pratici delle loro vite,
apparentemente indifferenti e restii verso
ogni seria ricerca di un perchè, del perchè
basilare e di fondo. Erano essi felici? Non
lo credo e non lo dimostravano
affatto,perchè è certo che il desiderio di
Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perchè
l'uomo è stato creato da Dio e per Dio, ed
Egli non cessa di attirare a sé l'uomo, e
soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e
la felicità che cerca senza posa.
 

 10. La Chiesa, nel suo Magistero, ha
sempre insegnato questo,e si è espressa
così,mirabilmente, nel Concilio Vaticano
II: “La ragione più alta della dignità
dell'uomo consiste nella sua vocazione
alla comunione con Dio. Fin dal suo
nascere l'uomo è invitato al dialogo con
Dio: non esiste, infatti, se non perché,
creato per amore da Dio, da Lui sempre
per amore è conservato, né vive
pienamente secondo verità se non lo
riconosce liberamente e se non si affida al
suo Creatore [Conc. Ecum. Vat. II,
Gaudium et spes, 19].

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