venerdì 11 dicembre 2020
giovedì 10 dicembre 2020
mercoledì 9 dicembre 2020
martedì 8 dicembre 2020
lunedì 7 dicembre 2020
domenica 6 dicembre 2020
venerdì 4 dicembre 2020
Il desiderio della contemplazione di Dio
Dal «Proslògion» di sant'Anselmo,
vescovo
(Cap. 1: Opera omnia, ed. Schmitt, Seckau-Edimburgo 12938, 1, 97-100)
Il desiderio della contemplazione di Dio
Orsù, misero mortale, fuggi via per breve tempo dalle tue occupazioni,
lascia per un pò i tuoi pensieri tumultuosi. Allontana in questo momento
i gravi affanni e metti da parte le tue faticose attività. Attendi un
poco a Dio e riposa in lui.
Entra nell'intimo della tua anima, escludi tutto tranne Dio e quello che
ti aiuta a cercarlo, e, richiusa la porta, cercalo. O mio cuore, dì ora
con tutto te stesso, dì ora a Dio: Cerco il tuo volto. «Il tuo volto,
Signore, io cerco» (Sal 26, 8).
Orsù dunque, Signore Dio mio, insegna al mio cuore dove e come cercarti,
dove e come trovarti. Signore, se tu non sei qui, dove cercherò te
assente? Se poi sei dappertutto, perché mai non ti vedo presente? Ma tu
certo abiti in una luce inaccessibile. E dov'è la luce inaccessibile, o
come mi accosterò a essa? Chi mi condurrà, chi mi guiderà a essa si che
in essa io possa vederti? Inoltre con quali segni, con quale volto ti
cercherò? O Signore Dio mio, mai io ti vidi, non conosco il tuo volto.
Che cosa farà, o altissimo Signore, questo esule, che è così distante
da te, ma che a te appartiene? Che cosa farà il tuo servo tormentato
dall'amore per te e gettato lontano dal tuo volto? Anela a vederti e il
tuo volto gli è troppo discosto. Desidera avvicinarti e la tua abitazione
è inaccessibile. Brama trovarti e non conosce la tua dimora. Si impegna a
cercarti e non conosce il tuo volto.
Signore, tu sei il mio Dio, tu sei il mio
Signore e io non ti ho mai visto. Tu mi hai creato e ricreato, mi hai
donato tutti i miei beni, e io ancora non ti conosco. Io sono stato creato
per vederti e ancora non ho fatto ciò per cui sono stato creato.
Ma tu, Signore, fino a quando ti dimenticherai di noi, fino a quando
distoglierai da noi il tuo sguardo? Quando ci guarderai e ci esaudirai?
Quando illuminerai i nostri occhi e ci mostrerai la tua faccia? Quando ti
restituirai a noi?
Guarda, Signore, esaudisci, illuminaci, mostrati a noi. Ridonati a noi
perché ne abbiamo bene: senza di te stiamo tanto male. Abbi pietà delle
nostre fatiche, dei nostri sforzi verso di te: non valiamo nulla senza te.
Insegnami a cercarti e mostrati quando ti cerco: non posso cercarti se tu
non mi insegni, né trovarti se non ti mostri. Che io ti cerchi
desiderandoti e ti desideri cercandoti, che io ti trovi amandoti e ti ami
trovandoti.
Responsorio Sal 79, 19. 20; 105, 4
R. Da te, Signore, non ci allontaneremo; ci farai vivere, e invocheremo il
tuo nome. * Fà splendere il tuo volto, e saremo salvi.
V. Ricordati di noi, Signore, per amore del tuo popolo; visitaci con la
tua salvezza.
R. Fà splendere il tuo volto, e saremo salvi.
Orazione
Mostra la tua potenza e vieni, Signore: nei pericoli che ci minacciano a
causa dei nostri peccati la tua protezione ci liberi, il tuo soccorso ci
salvi. Tu sei Dio e vivi e regni con Dio Padre, nell'unità dello Spirito
Santo, per tutti i secoli dei secoli.
mercoledì 2 dicembre 2020
Catechesi sulla preghiera - 17. La benedizione
PAPA FRANCESCO
UDIENZA GENERALE
Biblioteca del Palazzo Apostolico
Mercoledì, 2 dicembre 2020
Catechesi sulla preghiera - 17. La benedizione
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Oggi ci soffermiamo su una dimensione essenziale della preghiera: la benedizione. Continuiamo le riflessioni sulla preghiera. Nei racconti della creazione (cfr Gen 1-2) Dio continuamente benedice la vita, sempre. Benedice gli animali (1,22), benedice l’uomo e la donna (1,28), infine benedice il sabato, giorno del riposo e del godimento di tutta la creazione (2,3). È Dio che benedice. Nelle prime pagine della Bibbia è un continuo ripetersi di benedizioni. Dio benedice, ma anche gli uomini benedicono, e presto si scopre che la benedizione possiede una forza speciale, che accompagna per tutta la vita chi la riceve, e dispone il cuore dell’uomo a lasciarsi cambiare da Dio (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Sacrosanctum Concilium, 61).
All’inizio del mondo c’è dunque Dio che “dice-bene”, bene-dice, dice-bene. Egli vede che ogni opera delle sue mani è buona e bella, e quando arriva all’uomo, e la creazione si compie, riconosce che è «molto buona» (Gen 1,31). Da lì a poco quella bellezza che Dio ha impresso nella sua opera si altererà, e l’essere umano diventerà una creatura degenere, capace di diffondere nel mondo il male e la morte; ma nulla potrà mai cancellare la prima impronta di Dio, un’impronta di bontà che Dio ha posto nel mondo, nella natura umana, in tutti noi: la capacità di benedire e il fatto di essere benedetti. Dio non ha sbagliato con la creazione e neppure con la creazione dell’uomo. La speranza del mondo risiede completamente nella benedizione di Dio: Lui continua a volerci-bene, Lui per primo, come dice il poeta Péguy,[1] continua a sperare il nostro bene.
La grande benedizione di Dio è Gesù Cristo, è il gran dono di Dio, il suo Figlio. È una benedizione per tutta l’umanità, è una benedizione che ci ha salvato tutti. Lui è la Parola eterna con la quale il Padre ci ha benedetto «mentre eravamo ancora peccatori» (Rm 5,8) dice san Paolo: Parola fatta carne e offerta per noi sulla croce.
San Paolo proclama con commozione il disegno d’amore di Dio e dice così: «Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo, secondo il disegno d’amore della sua volontà, a lode dello splendore della sua grazia, di cui ci ha gratificati nel Figlio amato» (Ef 1,3-6). Non c’è peccato che possa cancellare completamente l’immagine del Cristo presente in ciascuno di noi. Nessun peccato può cancellare quell’immagine che Dio ha dato a noi. L’immagine di Cristo. La può deturpare, ma non sottrarla alla misericordia di Dio. Un peccatore può rimanere nei suoi errori per tanto tempo, ma Dio pazienta fino all’ultimo, sperando che alla fine quel cuore si apra e cambi. Dio è come un buon padre e come una buona madre, anche Lui è una buona madre: non smettono mai di amare il loro figlio, per quanto possa sbagliare, sempre. Mi viene in mente quelle tante volte che ho visto la gente fare la fila per entrare in carcere. Tante mamme in fila per entrare e vedere il loro figlio carcerato: non smettono di amare il figlio e loro sanno che la gente che passa nel bus pensa “Ah, questa è la mamma del carcerato”. Eppure non hanno vergogna di questo, o meglio, hanno vergogna ma vanno avanti, perché è più importante il figlio della vergogna. Così noi per Dio siamo più importanti di tutti i peccati che noi possiamo fare, perché Lui è padre, è madre, è amore puro, Lui ci ha benedetto per sempre. E non smetterà mai di benedirci.
Un’esperienza forte è quella di leggere questi testi biblici di benedizione in un carcere, o in una comunità di recupero. Far sentire a quelle persone che rimangono benedette nonostante i loro gravi errori, che il Padre celeste continua a volere il loro bene e a sperare che si aprano finalmente al bene. Se perfino i loro parenti più stretti li hanno abbandonati perché ormai li giudicano irrecuperabili, per Dio sono sempre figli. Dio non può cancellare in noi l’immagine di figlio, ognuno di noi è figlio, è figlia. A volte si vedono accadere dei miracoli: uomini e donne che rinascono. Perché trovano questa benedizione che li ha unti come figli. Perché la grazia di Dio cambia la vita: ci prende come siamo, ma non ci lascia mai come siamo.
Pensiamo a ciò che ha fatto Gesù con Zaccheo (cfr Lc 19,1-10) per esempio. Tutti vedevano in lui il male; Gesù invece vi scorge uno spiraglio di bene, e da lì, dalla sua curiosità di vedere Gesù, fa passare la misericordia che salva. Così è cambiato dapprima il cuore e poi la vita di Zaccheo. Nelle persone reiette e rifiutate, Gesù vedeva l’indelebile benedizione del Padre. Zaccheo è un peccatore pubblico, ha fatto tante cose brutte, ma Gesù vedeva quel segno indelebile della benedizione del Padre e da lì la sua compassione. Quella frase che si ripete tanto nel Vangelo, “ne ebbe compassione”, e quella compassione lo porta ad aiutarlo e a cambiargli il cuore. Di più, è arrivato a identificare sé stesso con ogni persona bisognosa (cfr Mt 25,31-46). Nel brano del “protocollo” finale sul quale tutti noi saremo giudicati, Matteo 25, Gesù dice: “Io ero affamato, io ero nudo, io ero in carcere, io ero in ospedale, io ero lì…”.
A Dio che benedice, anche noi rispondiamo benedicendo - Dio ci ha insegnato a benedire e noi dobbiamo benedire -: è la preghiera di lode, di adorazione, di ringraziamento. Il Catechismo scrive: «La preghiera di benedizione è la risposta dell’uomo ai doni di Dio: poiché Dio benedice, il cuore dell’uomo può rispondere benedicendo Colui che è la sorgente di ogni benedizione» (n. 2626). La preghiera è gioia e riconoscenza. Dio non ha aspettato che ci convertissimo per cominciare ad amarci, ma lo ha fatto molto prima, quando eravamo ancora nel peccato.
Non possiamo solo benedire questo Dio che ci benedice, dobbiamo benedire tutto in Lui, tutta la gente, benedire Dio e benedire i fratelli, benedire il mondo: questa è la radice della mitezza cristiana, la capacità di sentirsi benedetti e la capacità di benedire. Se tutti noi facessimo così, sicuramente non esisterebbero le guerre. Questo mondo ha bisogno di benedizione e noi possiamo dare la benedizione e ricevere la benedizione. Il Padre ci ama. E a noi resta solo la gioia di benedirlo e la gioia di ringraziarlo, e di imparare da Lui a non maledire, ma benedire. E qui soltanto una parola per la gente che è abituata a maledire, la gente che sempre ha in bocca, anche in cuore, una parola brutta, una maledizione. Ognuno di noi può pensare: io ho questa abitudine di maledire così? E chiedere al Signore la grazia di cambiare questa abitudine perché noi abbiamo un cuore benedetto e da un cuore benedetto non può uscire la maledizione. Che il Signore ci insegni a mai maledire ma a benedire.
martedì 1 dicembre 2020
Il Verbo di Dio verrà in noi
Dai «Discorsi»
di san Bernardo, abate.
(Disc. 5 sull'Avvento, 1-3; Opera omnia, Edit. cisterc. 4 [1966],
188-190).
Il Verbo di
Dio verrà in noi
Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca
infatti tra le altre due che sono manifestate. Nella prima il Verbo fu
visto sulla terra e si intrattenne con gli uomini, quando, come egli
stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nell'ultima venuta «ogni uomo
vedrà la salvezza di Dio» (Lc 3, 7) e vedranno colui che trafissero
(cfr. Gv 19, 37). Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli
eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate.
Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in
questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell'ultima verrà
nella maestà della gloria.
Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la
prima all'ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell'ultima si
manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra
consolazione.
Ma perché ad alcuno non sembrino per caso cose inventate quelle che
stiamo dicendo di questa venuta intermedia, ascoltate lui: Se uno mi ama,
dice conserverà la mia parola: e il Padre mio lo amerà e noi verremo a
lui (cfr. Gv 14,23). Ma che cosa significa: Se uno mi ama, conserverà la
mia parola? Ho letto infatti altrove: Chi teme Dio, opererà il bene (Sir
15, 1), ma di chi ama è detto qualcosa di più: che conserverà la parola
di Dio. Dove si deve conservare? Senza dubbio nel cuore, come dice il
Profeta: «Conservo nel cuore le tue parole per non offenderti con il
peccato» (Sal 118, 11).
Poiché sono beati coloro che custodiscono la parola di Dio, tu
custodiscila in modo che scenda nel profondo della tua anima e si
trasfonda nei tuoi affetti e nei tuoi costumi. Nutriti di questo bene e ne
trarrà delizia e forza la tua anima. Non dimenticare di cibarti del tuo
pane, perché il tuo cuore
non diventi arido e la tua anima sia ben nutrita del cibo sostanzioso.
Se conserverai così la parola di Dio, non c'è dubbio che tu pure sarai
conservato da essa. Verrà a te il Figlio con il Padre, verrà il grande
Profeta che rinnoverà Gerusalemme e farà nuove tutte le cose. Questa sua
venuta intermedia farà in modo che «come abbiamo portato l'immagine
dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste» (1 Cor
15, 49). Come il vecchio Adamo si diffuse per tutto l'uomo occupandolo
interamente, così ora lo occupi interamente Cristo, che tutto l'ha
creato, tutto l'ha redento e tutto lo glorificherà.
Responsorio Cfr.
Sal 28, 11; Is 40, 10
R. Ecco, il Signore viene, vestito di splendore e di forza; visita il suo
popolo con la pace, * e dona una vita senza fine.
V. Ecco, il nostro Dio viene con potenza,
R. e dona una vita senza fine.